11 dicembre 2018
December the 11th of 2018
Amiche e amici carissimi,
la Triennale organizza domani, mercoledì 12 dicembre alle ore 19:00 “In occasione dei cento anni dalla nascita di Achille Castiglioni e dei cinquanta anni dalla morte di Pier Giacomo Castiglioni una discussione per riflettere sui due fratelli, a cui si devono alcuni dei progetti più iconici nel campo del design e dell’architettura che verterà proprio sulle loro figure, con il titolo “Il caso Castiglioni: autorialità e collaborazione. Stefano Boeri e Patricia Urquiola introducono una discussione aperta al pubblico dei partecipanti”.
Proprio all’inaugurazione della mostra dedicata ad Achille Castiglioni, ho segnalato a molti amici presenti l’inadeguatezza con cui il ruolo di Pier Giacomo è documentato e ho poi diffuso il mio commento che allego, ricevendo molte attestazioni di apprezzamento e partecipazione.
A Boeri, che mi annunciava la sua intenzione di dedicare un apposito evento a Pier Giacomo Castiglioni, ho segnalato che una tale iniziativa avrebbe avuto come esito di “confermare l’equivoco mentre sarebbe stato opportuno ristabilire la verità storica dedicandolo a I fratelli Castiglioni e contestualizzando il loro contributo all’interno della cultura del design nel secondo dopoguerra.”
Rifacendomi ai rapporti che i tre fratelli hanno intrattenuto, ritengo che documentare per quanto possibile quell’esperienza condivisa abbia più valore di qualsiasi discorso sull’autorialità.
Soprattutto se con tale approccio si tende ad assegnare il merito dell’ideazione ad uno dei soggetti della riconosciuta collaborazione.
Della mostra ho già detto e confermo che per il visitatore è interessante e godibile. Ma è il catalogo – che è poi ciò che resta dopo la mostra – che provoca molte perplessità:
– prima di tutto l’assurda collocazione del colophon al centro anziché all’inizio del volume;
– la ridondante classificazione in base ai venti cluster che non favoriscono la comprensione dei progetti dei fratelli ma neppure di quelli di Achille;
– la sostanziale assenza di un apparato critico e di una bibliografia;
– la rinuncia al criterio cronologico anche nel regesto che, in un excursus in cui la temporalità e le relative fasi hanno una così grande importanza, è del tutto ingiustificata.
Eppure, una corretta periodizzazione riferita alle differenti fasi della loro collaborazione avrebbe consentito migliore comprensione del senso e valore del lavoro dei fratelli prima e dello stesso Achille poi, almeno per identificarne le qualità specifiche, anche a prescindere da giudizi di valore.
E non è che manchino esempi anche significativi: l’agile pubblicazione di Matteo Vercelloni intitolata Achille e Pier Giacomo Castiglioni del 2011, e la monumentale monografia del 2001 di Sergio Polano CASTIGLIONI (con in piccolo Achille Castiglioni tutte le opere) che già nella terza riga della sua introduzione rivela le sue perplessità scrivendo ” … la figura d(e)i Castiglioni… e svolge il suo discorso riferendolo a una netta periodizzazione dagli anni quaranta agli anni novanta attraverso sette fasi ben contraddistinte dalla presenza e dal ruolo dei fratelli e dei molti collaboratori.
Sarebbe stato molto bello se in occasione di questa mostra realizzata da una grande istituzione culturale pubblica come la Triennale, che sicuramente girerà il mondo, fosse stato fatto tutto il possibile per restituire la realtà storica, a prescindere da conflitti ereditari e interessi aziendali, e che ci fosse stata offerta la possibilità, come milanesi e italiani, di compiacerci di una qualità che è nata e si è sviluppata a Milano, in un ambito sociale e culturale nella quale dovremmo avere tutti la possibilità di riconoscerci.
Senza meschinità e infingimenti.
Cordiali saluti,
Emilio Battisti
Dearest friends,
Tomorrow, Wednesday 12 December, at 7 PM, the Triennale is “To mark the centenary of Achille Castiglioni’s birth and fifty years since the death of Pier Giacomo Castiglioni, [with] a discussion reflecting on the two brothers, to whom we owe some of the most iconic contributions to the field of design and architecture, focusing on the men themselves, entitled “The case of the Castiglioni: Authorship and collaboration. Stefano Boeri and Patricia Urquiola will be introducing this open discussion.”
It was upon the opening of the exhibition dedicated to Achille Castiglioni that I pointed out to many friends present how inadequately Pier Giacomo’s role is documented. I later circulated my comments (also attached), which were met with many declarations of appreciation and support.
To Boeri, who announced his intention to dedicate a special event to Pier Giacomo Castiglioni, I pointed out that such an initiative might in fact “reinforce the misunderstanding, while it would be appropriate to re-establish the historical truth by dedicating it to the Castiglioni brothers and contextualizing their contribution within the post-war culture of design”.
Based on the relationship between the three brothers, I believe that documenting that shared experience as much as possible is more valuable than any discussion of authorship.
Especially if such an approach tends to single out one of the members of the famous collaboration as the designer.
I’ve said it before and shall reiterate here that visitors will find the exhibition interesting and enjoyable. But it is the catalogue – which is, after all, what remains after an exhibition – that raises many concerns:
– first of all the absurd placement of the colophon in the centre instead of at the beginning of the volume;
– the redundant classification based on twenty clusters that fails to facilitate understanding of the brothers’ designs and those of Achilles;
– the substantial absence of a critical apparatus and bibliography;
– the lack of chronological criterion even in the register, which, in an excursus such as this, where the time line is so important, is completely unjustified.
Indeed, accurately identifying the different stages of their collaboration would have enabled a better understanding of the meaning and value of the work of the brothers but also of Achilles himself, at least in terms of identifying specific qualities, value judgements aside.
And significant examples are hardly lacking: Matteo Vercelloni’s deft 2011 publication “Achille e Pier Giacomo Castiglioni”, and Sergio Polano’s monumental 2001 monograph “CASTIGLIONI” (with “Achille Castiglioni tutte le opere” in smaller letters), in which the author reveals his uncertainty as early as the third line of the introduction by writing “… the figure of the Castiglionis…” and structures his discussion around seven clear phases from the 1940s to the 1990s, clearly marked by the presence and role of the brothers and multiple collaborators.
It would have been very nice if, on the occasion of this exhibition held by a large public cultural institution such as the Triennale, which will surely travel the world, every effort had been made to restore the historical reality, regardless of hereditary conflicts and corporate interests, and if we, as residents of Milan and as Italians, had been given the opportunity to enjoy a quality that was born and developed in Milan, in a social and cultural context in which we should all have the chance to recognize ourselves.
In neither mean-spiritedness nor duplicity.
Best regards,
Emilio Battisti
© Tutti i diritti di riproduzione sono riservati.